La storia dell’Azienda Agricola Moroder raccontata da Mattia
La terza tappa delle NakStories ci porta nelle Marche, esattamente a metà della costa adriatica. Siamo immersi nel Parco Naturale del Conero, e ad ospitarci è l’Azienda Agricola Moroder, famosa per il Rosso Conero Dorico.
Mattia Moroder ci racconta la storia dell’azienda e la sua evoluzione, affrontando anche il tema della digitalizzazione delle vendite.
Le origini della vostra azienda agricola risalgono al ‘700. Quali sono state le tappe principali della sua evoluzione?
Siamo un’azienda a conduzione familiare nata molto tempo fa, arrivata ora all’ottava generazione.
Il cognome Moroder, come è facile immaginare, non è di queste terre. Tutto ha inizio da un antenato che si occupava principalmente di arte sacra in Val Gardena, il quale verso la fine del ‘700 si trasferì qui nelle Marche per avvicinarsi alla Basilica di Loreto, allo Stato Pontificio ed al Porto Franco di Ancona. Qui ha acquistato diversi terreni ed ha costituito questa sorta di grande fattoria, convertita poi nel 1837 alla produzione di vino e diversi altri prodotti agricoli.
Dai primi anni ’80 ci siamo poi specializzati nell’ambito vitivinicolo, puntando fin da subito ad una viticoltura con un livello qualitativo molto più alto rispetto a quella che era la tradizione della zona
Ancora oggi, con il nuovo innesto generazionale, continuiamo a portare avanti questa filosofia. Ormai dal 2008 abbiamo abbracciato il regime per quanto riguarda tutta la gestione della vigna, ma anche del resto del comparto agricolo. È stata una scelta naturale, che si sposava con la nostra filosofia aziendale ma anche con la località in cui nasce l’azienda. Siamo infatti immersi nel Parco Naturale del Conero, a circa 800 metri dall’Adriatico.
Oggi l’azienda conta 38 ettari di superficie vitata, e di questi 38 gran parte sono proprio qui intorno al corpo aziendale. Questi terreni riescono infatti a sfruttare tutte quelle che sono le peculiarità della zona del Conero. Parliamo di terreni marnosi, ma con percentuali di carbonato di calcio attivo veramente molto importanti, e quindi idonei alla viticultura specialmente di uva a bacca rossa. La varietà principe di questa zona è infatti il Montepulciano: ci troviamo nel punto più a nord d’Italia dove questa varietà viene coltivata, occupando nel nostro caso circa 32 dei 38 ettari a disposizione.
Non è un caso, infatti, che la vostra azienda sia specializzata nella produzione di Rosso Conero…
Esatto, si tratta della DOC della zona (la prima delle Marche istituita nel 1967) di cui produciamo 5 referenze.
Per quanto sia una DOC piccolina, crediamo fortemente nelle potenzialità della denominazione Rosso Conero e nelle sfaccettature che è in grado di regalare il Montepulciano.
Partiamo infatti da versioni fruttate, quotidiane e beverine, grazie all’uso di pochissima solforosa o anche all’assenza totale di solfiti, fino ad arrivare alla vera essenza di questa varietà, con vini più corposi e strutturati.
Penso che meriti una particolare menzione il Dorico, nostro vino di punta fin dal 1985. Con la vendemmia del 1988 è stato il primo 3 Bicchieri delle Marche, e ancora oggi rappresenta il meglio della nostra produzione.
Il Dorico arriva dal nostro vigneto più antico, si tratta di una vigna di 4 ettari del 1968 che oggi è dedicata unicamente alla produzione di questo vino.
In questo momento ci troviamo proprio nei locali dove risposa il Dorico, che fa un affinamento di 30 mesi circa tra Barrique e una piccola percentuale di Tonneau in primo passaggio, e poi almeno un anno in bottiglia.
Oggi l’Azienda Agricola Moroder non si occupa di produzione di vino, ma anche di enoturismo…
Esatto. Negli anni l’azienda è cresciuta, e anche visitarla regala delle emozioni importanti proprio perché si passa da locali storici che hanno più di 200 anni fino a locali più moderni costruiti a ridosso negli anni 2000. Le ultime parti sono state ultimate addirittura pochi mesi fa.
In questi anni il cuore dell’azienda è rimasto e rimarrà sempre quello della cantina.
Abbiamo sempre creduto fortemente nell’enoturismo e nella valorizzazione del territorio. Da circa 5-6 anni implementiamo continuamente tutto il reparto legato all’accoglienza, che grazie alle nuove strategie di marketing e promozione digitale sta continuando a crescere di anno in anno.
Continuiamo ad investire costantemente in questo comparto anche perché crediamo che portare gli enoturisti direttamente qui in cantina e fargli scoprire la nostra realtà, sia la migliore promozione.
Per Moroder, che ha sempre puntato molto sul turismo, il mondo degli e-commerce e delle vendite online può sembrare molto lontano. Come avete accolto questo trend?
Quello delle vendite online in effetti è sempre stato un tema abbastanza delicato. Il motivo sta anche anche nel rapporto con quelli che sono i nostri clienti principali, ovvero enoteche, rivenditori e così via.
Il Covid ha però “dato il La” all’esplosione di questo trend per diverse aziende e produttori, e anche noi per ora stiamo avendo buoni riscontri.
Crediamo che aldilà della singola vendita, il canale e-commerce rappresenti un modo per riuscire a rimanere vicini ai clienti. Questo vale soprattutto per le cantine piccole o medio piccole come la nostra, che non godono di una distribuzione capillare nel territorio.
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Dal mio punto di vista si tratta di un trend che in questo settore, così come in tanti altri, continuerà a crescere anche nei prossimi anni.
Per questo anche noi continueremo a puntarci: stiamo già ristrutturando il sito web nonostante non fosse obsoleto (era stato rilasciato 5 anni fa), proprio perché vogliamo dargli un nuovo volto e “ringiovanirlo”.
Abbiamo anche in mente alcune novità lato digital marketing come i Wine Club, proprio per far crescere sempre di più questo comparto.
L’enoturismo e le vendite online vi costringono sicuramente a spedire le vostre bottiglie. Qual è la vostra esperienza in tal senso?
Spesso ci siamo trovati negli anni a scontrarci con la dura realtà delle spedizioni. In effetti ci hanno dato alcuni grattacapi, sia per l’aspetto legato alla sicurezza, quindi all’arrivo a destino della merce integra, sia per quanto riguarda il costo.
Il costo delle spedizioni con corrieri tradizionali era spesso sproporzionato rispetto al prezzo di vendita del vino stesso.
Siamo quindi passati ai corrieri espressi, i quali però richiedono (giustamente) un imballaggio adeguato, in grado di garantire che le bottiglie non si rompano.
Inizialmente avevamo adottato dei sistemi con delle casse di polistirolo, che però avevano un duplice problema:
- lo spazio occupato in magazzino,
- il materiale inquinante adottato.
In concomitanza con l’implementazione dell’enoturismo e delle vendite online, ed il conseguente aumento dei volumi di spedizione a privati, ci siamo decisi: era arrivato il momento di adeguarsi con un imballaggio di spedizione all’altezza.
Abbiamo trovato in NakPack la giusta soluzione, sia per le dimensioni ridotte nello stoccaggio, sia per il discorso dell’ecosostenibilità, e sia per una questione di rapporto qualità/prezzo.
Anche tu utilizzi NakPack per le tue spedizioni?
Potresti essere il prossimo protagonista delle NakStories.
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